Oreficeria storica per produzione gioielli
 a Roma


Storia della gioielleria
I popoli primitivi per millenni avevano cercato l’oro nei torrenti setacciando le sabbie aurifere lungo le sponde dei fiumi. I primi a costruire delle gallerie furono i romani, per cercare i depositi direttamente nella roccia nelle colonie nordafricane. Essi adoravano questo metallo durevole ed inalterabile che rispecchiava pienamente i loro ideali e presto lo individuarono come un mezzo per finanziare il consolidamento dell’impero. Ciò, tuttavia, non precluse la creazione di oggetti ricercati con cui le donne romane potessero adornarsi e poiché la gioielleria rispecchia sempre la cultura che la produce, a Roma si elaborò uno stile forte, seducente, funzionale, essenziale ma al contempo composto da ricchi materiali. I Romani coniavano anche monete in oro: una delle prime Zecche di cui si ha notizia è quella eretta sul Campidoglio nel III secolo a.C. nei pressi del Tempio di Giunone Moneta (ammonitrice) da cui deriva il termine moneta. Ben presto gli orafi romani si riunirono in corporazioni, le loro creazioni erano perlopiù composte di motivi naturalistici e raffigurativi.

Lo sviluppo della tradizione orafa romana


Gli artigiani di Roma usarono tutte le tecniche conosciute e ne inventarono di nuove, utilizzando smeraldi grezzi dall’Egitto, lapislazzuli afgani, peridoti da isole del mar rosso, quarzi dagli Urali, corindoni da Ceylon ed ancora granati, ambra, perle, cammei incisi e rarissimi diamanti indiani. È un fatto certo che al momento della massima espansione di Roma gli imperatori si tramandarono il potere scambiandosi un anello con diamanti. Nei secoli la tradizione orafa romana rimase sempre viva, soprattutto grazie agli incarichi affidati dai vari Pontefici. Esponenti illustri furono tra gli altri Antonio da San Marino, Benvenuto Cellini, Luigi Valadier, Vincenzo Belli e la Famiglia Castellani. Nei secoli la tradizione orafa romana rimase sempre verde, nonostante alcune limitazioni poste alla lavorazione ed al commercio di oro e argento nei secoli XVII e XVIII, grazie soprattutto alla strenua difesa delle prerogative dell’arte orafa romana fatte dal Nobil Collegio di S. Eligio.
La tecnica della cera persa

Produzione di gioielli nel secondo dopoguerra


Nel secondo dopoguerra una forte spinta artistica di vari orafi romani portò ad un ritorno verso la scuola classica romana, creando una corrente incentrata sul Ritorno allo Stile e ai metodi di lavorazione etruschi e dell’Antica Roma, la scuola si contraddistingue per la produzione di gioielli con le tecniche della granulazione e filigrana e della cera persa. Questo movimento fu caratterizzato da figure di spicco quale quella di Masenza e dei fratelli Fumanti, che commissionavano disegni e opere ai più grandi artisti dell’epoca realizzate poi dai propri orafi, ed anche della Famiglia Giansanti. In particolare in questo movimento particolarmente attivo fu Egidio Giansanti, ideatore di una vasta collezione di oggetti realizzati secondo le antiche tradizioni e con l’uso particolare della tecnica della cera persa, che accolse nel proprio laboratorio numerosi orafi di immenso valore per la nuova scuola romana di oreficeria.
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