Lo sviluppo della tradizione orafa romana
Gli artigiani di Roma usarono tutte le tecniche conosciute e ne inventarono di nuove, utilizzando smeraldi grezzi dall’Egitto, lapislazzuli afgani, peridoti da isole del mar rosso, quarzi dagli Urali, corindoni da Ceylon ed ancora granati, ambra, perle, cammei incisi e rarissimi diamanti indiani. È un fatto certo che al momento della massima espansione di Roma gli imperatori si tramandarono il potere scambiandosi un anello con diamanti. Nei secoli la tradizione orafa romana rimase sempre viva, soprattutto grazie agli incarichi affidati dai vari Pontefici. Esponenti illustri furono tra gli altri Antonio da San Marino, Benvenuto Cellini, Luigi Valadier, Vincenzo Belli e la Famiglia Castellani. Nei secoli la tradizione orafa romana rimase sempre verde, nonostante alcune limitazioni poste alla lavorazione ed al commercio di oro e argento nei secoli XVII e XVIII, grazie soprattutto alla strenua difesa delle prerogative dell’arte orafa romana fatte dal Nobil Collegio di S. Eligio.
La tecnica della cera persa